Le dieci cose che ogni CEO dovrebbe sapere sulla UX
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CEO ed UX
Il mondo dell’informatica può sembrare molto complesso ad un primo sguardo, ma esistono figure cardine, assolutamente centrali, che svolgono un ruolo molto delicato che riesce a semplificare e a mettere in moto molti processi.
Una di queste figure è senza dubbio lo User Experience Designer, che svolge la sua attività in un campo molto particolare: potremmo infatti dire che la sua disciplina si dipana in un ambito in cui si toccano il web marketing, il design e la comunicazione.
Proprio per questo suo ruolo poliedrico, l’UX è diventata in brevissimo tempo una figura imprescindibile per chi vuole costruire una strategia di brand davvero efficace.
Vediamo dunque di capire qui di seguito, in 10 punti, che cosa esattamente fa un UX designer e, soprattutto, che cosa deve sapere e manovrare un esperto di questo settore.
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1. Cosa è la User eXperience (UX)?
Lo UX design ha lo scopo di progettare l’esperienza di un utente relativamente all’uso di un prodotto digitale. Per quanto possibile si va ad assaggiare preventivamente quale sarà l’esperienza di un utente alle prese con un sito web, un’app mobile, un software o altro.
Dal punto di vista formale la User Experience è considerata “l’insieme di percezioni della persona e risultati derivanti dall’uso e/o dall’aspettativa d’uso di un prodotto, sistema o servizio”.
È necessario dunque che il prodotto in questione garantisca un’esperienza user friendly, quindi che sia efficace, ma che offra anche una certa “piacevolezza” nell’utilizzo.
È infatti questo attributo a rivelarsi spesso determinante; le offerte digitali sono moltissime e tutte più o meno in grado di portare a casa il risultato principale, per distinguersi nel mercato il fattore “piacevolezza” diventa una discriminante importante.
Lo UX Design si occupa dunque di creare un progetto in grado di fornire strumenti affinché l’esperienza dell’utente sia estremamente piacevole sotto ogni punto di vista.
2. Comunicazione, marketing, branding
Non bisogna considerare gli UX Designer come tecnici informatici. Questi professionisti, oltre al bagaglio informatico, sono particolarmente dotati dal punto di vista delle discipline della comunicazione.
Non bisogna mai dimenticare che un UX crea ambienti di comunicazione in cui utente e prodotto si incontrano; questo professionista è una sorta di architetto che costruisce la “stanza virtuale” in cui l’utente incontrerà il prodotto.
L’opera dell’UX è quindi legata alla comunicazione e di conseguenza al mondo del digital marketing. Ma il suo ruolo non è quello di andare ad aumentare il desiderio di un prodotto da parte dell’utenza tramite una campagna pubblicitaria, come nel caso del marketing puro.
L’UX si occupa di creare un’esperienza che farà in modo che le persone vorranno quel prodotto. In estrema sintesi; il marketing cerca di capire i clienti e fargli un’offerta adatta, l’UX cerca di capire i bisogni e le necessità degli utenti per offrirgli un prodotto in grado di soddisfarli.
Entrambi gli approcci vanno nella stessa direzione ma quello dello UX è orientato verso una direzione più qualitativa, mentre le esigenze di marketing puntano maggiormente alla quantità.
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3. Grafica e creatività
Come abbiamo visto dunque l’UX è un esperto di informatica, di comunicazione, di marketing e anche di branding visto il suo approccio peculiare volto a migliorare la brand awareness dell’azienda.
Ma un UX Designer deve avere anche un bagaglio culturale legato alle arti visive, al lato estetico e grafico. Infatti l’aspetto “interfaccia-utente” ha connessioni dirette con la brand identity tramite la comunicazione visiva.
La percezione del prodotto è legata dunque a doppio filo allo sviluppo grafico, ne consegue che temi come impaginazione, scelta dei colori, font… saranno competenze necessarie ad un UX designer al fine di massimizzare i risultati per quanto riguarda l’usabilità del prodotto.
4. Informatica
Ovviamente il bagaglio culturale di un UX designer comprende anche una solida “struttura” di tipo informatico. La sua dotazione tecnica prevede solitamente anche lo sviluppo di CSS, conoscenza di HTML, PHP, ecc.
Ma è bene ribadire una volta ancora che la formazione di un UX è incentrato sulle discipline umanistiche legate all’ambito digitale e che le conoscenze informatiche sono un ottimo “plus” che semplifica anche la comunicazione con i tecnici informatici che dovranno mettere in pratica le strategie dell’UX.
5. UX Designer all’interno dell’azienda
Visto il suo ruolo, che lo porta a muoversi in diversi ambiti, l’UX può sembrare una figura professionale difficile da incasellare. Egli infatti ha competenze di branding, ecommerce marketing, comunicazione… ma non si va a sostituire ai tecnici specifici in queste materie. Deve però saper dialogare con loro a livello molto approfondito.
L’UX è un trait d’union: all’inizio del progetto si confronterà infatti con professionisti in grado di stabilire gli obiettivi di business e la vision generale, per poi passare a definire gli obiettivi marketing e ad occuparsi di questioni sempre più concrete.
Il tutto sempre esplorando varie alternative in ogni fase del progetto, interfacciandosi continuamente con tutte le altre varie figure professionali che analizzano aspetti specifici.
Possiamo dunque dire che l’UX designer è una figura di raccordo che ha a che fare con lo UI designer, con il programmatore, con gli esperti di comunicazione e branding, visual designers, informatici, analisti, copywriters (esperti dei contenuti), project manager, specialisti in Social Media e posizionamento SEO…
Dicono di noi:
6. Le competenze specifiche dell’UX
Adesso che abbiamo definito meglio il ruolo dell’UX Designer possiamo vedere da più vicino le sue competenze specifiche. Abbiamo già visto a grandi linee le tematiche generali che devono formare il suo bagaglio culturale, ma qui di seguito proviamo ad entrare maggiormente in profondità.
La preparazione trasversale di un UX deve avere solide basi di psicologia ed ergonomia cognitiva al fine di conoscere i meccanismi che guidano la mente e i processi tramite i quali il cervello riesce a percepire, a ricordare, a comprendere e ad elaborare i dati che gli vengono offerti dal mondo reale.
Anche la semiotica è una materia molto importante per un UX: stiamo parlando ovviamente della disciplina che studia i simboli nello specifico dell’ambito digitale e dello sviluppo di strategie di marketing.
In questa direzione vanno anche delle obbligatorie conoscenze anche del design e dell’estetica, sempre in stretta correlazione con la psicologia e le percezioni sensibili.
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7. Versatilità
In ogni ambito è oramai presente la tecnologia digitale: dalla mobilità, ai servizi sanitari, dai servizi di banking alla fruizione multimediale… in ogni oggetto domestico troviamo una presenza forte della tecnologia digitale.
Come può un UX designer riuscire ad intervenire in ognuno di questi differenti ambiti? La risposta è più semplice di quello che si pensa visto l’approccio di questa figura professionale.
Il suo bagaglio di conoscenze trasversali lo porta infatti a considerare ogni progetto in maniera molto lucida, da un punto di vista teorico, sempre sostenendosi alle conoscenze specifiche delle altre figure professionali.
L’elasticità è il suo segreto: la capacità dunque di adattarsi alle esigenze specifiche modellando il proprio metodo sempre su misura per il progetto in corso.
Andando a cambiare il tipo di interfaccia da progettare e la funzione da andare a sorreggere, possono cambiare le attività ma non cambiano gli obiettivi di fondo e il focus sull’utente.
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Clicca qui8. Metodo lavorativo
Alla base del lavoro di uno UX Designer vi è un metodo lavorativo che si è sviluppato negli anni attraverso molte fonti teoriche importanti. Sarà sufficiente dire che alla base di un metodo efficace vi è l’intenzione non di progettare per l’utente, ma di progettare con l’utente.
Proprio a questo serve la figura dell’UX a mantenere costantemente la presenza dell’utente ed il suo punto di vista, all’interno del progetto in ogni sua fase.
9. L’UX Designer tra business e utenza
Se da una parte l’UX è un “uomo dell’utente”, per così dire, dall’altra bisogna considerare che la sua figura è legata a doppio filo agli obiettivi di business del brand.
La sua visione, per quanto possa essere vicina a quella dell’utente, ha altre finalità rispetto ad un vero e proprio utente. La sua posizione lo mette a fare da ponte tra l’azienda e il cliente finale ma gli obiettivi strategici e di business saranno sempre quelli del committente.
10. UX: vale la pena?
Inserire un UX designer dentro ad un progetto ha ovviamente dei costi, ma il gioco vale la candela? Assolutamente sì! Il cliente oramai esige esperienze che sembrino disegnate su misura per lui.
Un’azienda che punta sull’UX design e sull’ottica vicina a quella del cliente finale potrà giovare durante lo sviluppo del progetto di un’ottima fase di digital branding mentre acquisisce nuovi contatti, converte più visite in vendite reali e fidelizza i clienti.